Sono una studentessa della Federico II del corso di laurea Scienze del Servizio Sociale, sono arrivata alla comunità alloggio “Mamma Matilde” per allargare il mio curriculum attraverso l’attività del tirocinio.
Ho sempre guardato questo mondo attraverso i libri di testo e trascorrere il mio tempo in comunità mi ha fatto toccare con mano le varie realtà con le quali (si spera) potrei avere a che fare in futuro. In questi mesi di tirocinio, oltre all’esperienza della comunità mi é stato proposto, insieme ad una altra giovane studentessa, di prendere parte ad un progetto di recupero scolastico, e avendo delle prospettive future che si proiettano verso questo ”mondo”, non potevano non accettare.
Intorno al 10 gennaio di quest’anno è stato avviato il percorso formativo per ragazzi del territorio di Torre Annunziata(NA) che hanno difficoltà nel normale percorso di studi. Di conseguenza è offerta loro la possibilità di conseguire una formazione attraverso la nostra associazione. L’obiettivo è di fornire un sostegno educativo e ottenere la licenza media. Da qualche settimana abbiamo la fortuna di avere a disposizione l’aiuto degli studenti del liceo statale “Pitagora-Croce” di Torre Annunziata grazie all’attivazione di un progetto di alternanza scuola-lavoro tra la scuola e l’associazione Piccoli Passi Grandi Sogni. I ragazzi coinvolti, hanno mostrato, si da subito, voglia di raggiungere il loro obiettivo anche se non sono mancati momenti di discussione, prevedibili, dato il loro temperamento. Con lo scorrere del tempo e l’avvicendarsi degli incontri si sono venute a creare relazioni di simpatie e collaborazione con gli studenti del Liceo Pitagora, che con le loro conoscenze, sono stati in grado di tramandare il loro sapere a ragazzi non molto più piccoli di loro. Con impegno e numerosi momenti di sorrisi e risate si iniziano a vedere dei risultati che ci portano ad avere fiducia in questi ragazzini che finalmente si sentono in grado di arrivare al loro obiettivo e che riescono ad avere prospettive future diverse da quelle di partenza. Noi ci speriamo, e gli facciamo un forte in bocca al lupo.
Tirocinante universitaria : Emanuela Aldi
Dalla festa di don Bosco, la Casa canonica è diventata casa di accoglienza per tre giovani migranti. Succede a Torre Annunziata e la canonica in questione è quella della parrocchia Santa Maria del Carmelo, affidata ai salesiani presenti nella città oplontina fin dal 1929 e divenuti, nel corso degli anni, un punto di riferimento significativo per tantissimi giovani della città e per tutto l’ambiente cittadino, dal punto di vista spirituale, ma anche civile e sociale. Quest’idea è nata nel settembre 2015, dopo aver ascoltato le parole di Papa Francesco: “Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere prossimi dei più piccoli e abbandonati. Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario ospiti una famiglia”. Da queste parole, abbiamo trovato l’ispirazione per il nostro progetto. Vogliamo rispondere concretamente all’appello del Papa, in continuità con quanto già cerchiamo di fare quotidianamente: accogliere gli ultimi, fare attenzione alla marginalità attraverso l’oratorio e la casa famiglia. Qui in parrocchia avevamo la casa canonica disabitata, e quindi abbiamo pensato di arredarla per aprirla a chi ha bisogno. Così l’abbiamo ribattezzata “Casa del Carmelo” ed é iniziata quest’avventura. Insieme alla comunità parrocchiale, abbiamo voluto rispondere fattivamente. Proprio la reazione dei parrocchiani ci ha un po’ stupito, non ci aspettavo tanta generosità. All’inizio eravamo un po’ scettici, ci sembrava un obiettivo troppo difficile da realizzare. Quando abbiamo deciso di usare la casa canonica per ospitare chi ha necessità, c’era l’urgenza di fare dei piccoli lavori nell’abitazione e arredare l’appartamento. Ora incredibilmente siamo in una situazione per la quale abbiamo più mobili dello stretto necessario, le persone hanno risposto con immenso altruismo. Siamo un territorio dotato di grande spirito di accoglienza. Ad oggi non sappiamo per quanto tempo si fermeranno i tre ragazzi. L’alloggio non è certamente pensato come una dimora fissa, ma come luogo per rispondere in modo immediato almeno ai bisogni primari o di chi è stato costretto a lasciare il proprio paese o magari a ragazzi a rischio, che divenuti maggiorenni, non possono più stare in Casa famiglia e non hanno ancora un posto dove andare. Siamo molto contenti di poter dire, che grazie al nostro aiuto, i tre ragazzi accolti, hanno già iniziato a lavorare presso alcuni ristoranti locali. Questo permette loro di cominciare a integrarsi nel nostro territorio. Una storia inizia con don Bosco e che continua .
