A tutti noi verrebbe da pensare di essere nell’era dell’innovazione, della super tecnologia, dell’evoluzione e in effetti, è cosi, ma d’un tratto, in un battito di ciglia, questo mondo in evoluzione s’è fermato.
Ci siamo ritrovati tutti in una quarantena forzata a causa di una pandemia globale. Tutti fermi in un limbo. Black out totale.
Sono una volontaria del Servizio Civile Nazionale e in quanto tale lavoro presso una comunità d’accoglienza dei Salesiani di Don Bosco che ospita minori a rischio.
A Gennaio ha inizio quest’esperienza unica e speciale, ma di lì a poco, a distanza di un mese e mezzo verrà interrotta, così come tante altre attività nel nostro paese e altrove.
La quarantena è stata dura per noi tutti, ma sono fermamente convinta che per i nostri ragazzi, ospiti in “casa famiglia”, è stata molto più dura. Nuovamente isolati dal mondo esterno, quel mondo di cui, come tutti noi, hanno estremamente bisogno, per poter confrontarsi, per osservare, per rimettersi in gioco. Detto ciò, il 3 maggio fu finalmente dichiarato terminato il periodo di emergenza nazionale.
Si torna a lavoro. Si torna in comunità. Si torna dai ragazzi!
[…]
A distanza di alcuni giorni dalla ripresa iniziammo, insieme agli operatori, ad organizzare delle uscite… E cosi fu.
Riprendere la “normalità” fu davvero emozionante, in parte preoccupante, lo ammetto, data la situazione generale e le misure di sicurezza che, come tutti, avremmo dovuto adottare anche all’esterno, ma i ragazzi erano contenti!
Alle prime uscite da uno di loro mi fu detto che avrebbe indossato anche il casco se ce ne fosse stato bisogno purché si potesse finalmente riprendere a passeggiare un pò!
Ma questo, avvenne il primo giorno.
[…]
Giugno 2020.
I ragazzi iniziano a risentire delle misure di sicurezza, indubbiamente giustissime, ma sempre e comunque delle restrizioni.
Si passeggia, si sta in giro, ma non mi piace ciò che vedo. I ragazzi ascoltano ciò che gli viene detto, indossano la mascherine, li vedo camminare tra la
gente, ma non vedo i loro volti, le loro espressioni, i loro sorrisi.
Passeggiamo per Via Caracciolo ma non sentiamo il profumo del mare. Fermarsi a prendere un caffè, rigorosamente d’asporto, o un gelato è un vero sollievo…
Ci ritagliamo un angolino e respiriamo!
In giro si iniziano a vedere mascherine d’ogni tipo, e così, anche i nostri ragazzi come i loro coetanei sono alla ricerca di una mascherina più carina, magari che sia di qualche brand alla moda e questo, darebbe loro la sensazione di indossare un indumento nuovo da sfoggiare, probabilmente un modo come un’altro per “mascherare” un imbarazzo a cui, dei ragazzi appena adolescenti difficilmente s’abituano, ma in fondo nulla cambia, e lo avvertono anche loro.
Spesso s’arrabbiano, vorrebbero toglierla questa mascherina, ed io sto lì a spiegargli che non si può, tante e tante volte, ma in tutta sincerità gli direi:
“Cari miei ragazzi avete ragione! Non si respira! Non ci si vede in volto! Non ci sente quando si parla! E se potessi la toglierei anch’io!”
Vengono momenti in cui la razionalità e il buon senso schiacciano un pisolino e a quel punto vorrei tanto poter dire loro:
”Levate ste’mascherine, parlate, urlate, correte, fate nuove amicizie, divertitevi, sentitevi liberi di essere!”.
Sono ragazzi, Anime Innocenti, sempre, non hanno bisogno di indossare nuove “maschere”, non hanno bisogno di nascondersi, ma semplicemente di riaffacciarsi alla Vita.
Con l’auspicio che tutto questo passi in fretta, per l’Umanità intera.
Con affetto, Sara.
Sara – Operatrice volontaria Servizio Civile Universale Comunità alloggio “Il Sogno” di Napoli
Complimenti per la foto!
Tutta partenopea e gli occhi che la scattano ancor di più.
Grazie Sara per quello in cui credi e per quanto doni.
Per una possibilità in più.
Per un motivo in più.
Perchè, grazie anche a Te, esiste ancora un altro mondo.
Esiste una scelta.