Negli ultimi mesi, a causa del lockdown, abbiamo dovuto rivoluzionare la quotidianità del nostro lavoro e le attività dei ragazzi. Abbiamo dovuto letteralmente reinventarci e, grazie all’aiuto dell’artista Daniela Corsetta(#dccreationshandmade), è nato il Laboratorio creativo. Da remoto, ogni sabato pomeriggio Daniela ci ha introdotto in un mondo nuovo al quale i nostri ragazzi non erano assolutamente abituati. Messo da parte l’imbarazzo iniziale e l’idea “Ma io sono grande, che devo fare con queste cose?!”, finalmente abbiamo iniziato ed è stato un vero successo. Per questo, non possiamo che ringraziare di cuore Daniela per la pazienza e l’immensa disponibilità dimostrate nei confronti dei giovani accolti dalla comunità alloggio “Casa Pinardi” di Caserta.
Ecco le sue impressioni:
“Non basta amare i giovani: occorre che loro si accorgano di essere amati” diceva don Bosco, ed io ho desiderato farlo nell’unico modo che conosco: attraverso l’arte, la pittura e la moda. Potranno sembrare cose banali, ma credetemi l’arte è un mezzo meraviglioso per conoscere a fondo le persone e soprattutto i giovani. Non è un caso che solitamente uno psicologo infantile inizi il suo approccio ai bambini con un disegno libero, ed è proprio questo che ho fatto: senza forzare li ho ascoltati, mediante l’unico mezzo che conosco ed amo. Ho iniziato semplicemente chiedendogli di dipingere ciò che volevano: alcuni si sono appassionati subito dandomi tante soddisfazioni, altri più tardi ma è stata una gioia ancor più grande perché ognuno ha i suoi tempi e sono felice che abbiano partecipato tutti. C’è chi, allenandosi, potrebbe fare strada ed altri che potrebbero semplicemente trasformare questa attività in un piacevole ed utile hobby. Durante le ore trascorse insieme, purtroppo solo online, ho visto i ragazzi attenti, li ho percepiti liberi e felici di esprimersi. Sono certa che abbiamo fatto un ottimo lavoro e, quando questo maledetto virus ci lascerà in pace, potremo fare ancora meglio con la preziosa collaborazione dell’Educatrice Assunta ed il grosso aiuto di Martina, volontaria del Servizio Civile Universale. Tornando alla frase di don Bosco, credo e spero che i ragazzi si siano sentiti amati e ascoltati, cosa che accade ogni giorno a “Casa Pinardi” ed io sono davvero fiera di aver avuto questa opportunità.”
Assunta Russo, Educatrice Comunità alloggio “Casa Pinardi” e Daniela Corsetta, Designer.
Dalla festa di don Bosco, la Casa canonica è diventata casa di accoglienza per tre giovani migranti. Succede a Torre Annunziata e la canonica in questione è quella della parrocchia Santa Maria del Carmelo, affidata ai salesiani presenti nella città oplontina fin dal 1929 e divenuti, nel corso degli anni, un punto di riferimento significativo per tantissimi giovani della città e per tutto l’ambiente cittadino, dal punto di vista spirituale, ma anche civile e sociale. Quest’idea è nata nel settembre 2015, dopo aver ascoltato le parole di Papa Francesco: “Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere prossimi dei più piccoli e abbandonati. Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario ospiti una famiglia”. Da queste parole, abbiamo trovato l’ispirazione per il nostro progetto. Vogliamo rispondere concretamente all’appello del Papa, in continuità con quanto già cerchiamo di fare quotidianamente: accogliere gli ultimi, fare attenzione alla marginalità attraverso l’oratorio e la casa famiglia. Qui in parrocchia avevamo la casa canonica disabitata, e quindi abbiamo pensato di arredarla per aprirla a chi ha bisogno. Così l’abbiamo ribattezzata “Casa del Carmelo” ed é iniziata quest’avventura. Insieme alla comunità parrocchiale, abbiamo voluto rispondere fattivamente. Proprio la reazione dei parrocchiani ci ha un po’ stupito, non ci aspettavo tanta generosità. All’inizio eravamo un po’ scettici, ci sembrava un obiettivo troppo difficile da realizzare. Quando abbiamo deciso di usare la casa canonica per ospitare chi ha necessità, c’era l’urgenza di fare dei piccoli lavori nell’abitazione e arredare l’appartamento. Ora incredibilmente siamo in una situazione per la quale abbiamo più mobili dello stretto necessario, le persone hanno risposto con immenso altruismo. Siamo un territorio dotato di grande spirito di accoglienza. Ad oggi non sappiamo per quanto tempo si fermeranno i tre ragazzi. L’alloggio non è certamente pensato come una dimora fissa, ma come luogo per rispondere in modo immediato almeno ai bisogni primari o di chi è stato costretto a lasciare il proprio paese o magari a ragazzi a rischio, che divenuti maggiorenni, non possono più stare in Casa famiglia e non hanno ancora un posto dove andare. Siamo molto contenti di poter dire, che grazie al nostro aiuto, i tre ragazzi accolti, hanno già iniziato a lavorare presso alcuni ristoranti locali. Questo permette loro di cominciare a integrarsi nel nostro territorio. Una storia inizia con don Bosco e che continua .
