Il lavoro con i ragazzi in Comunità non sempre è semplice; ci sono momenti in cui lo scoraggiamento prende il sopravvento perché sono tante le “cadute” durante il percorso.
In questi momenti è inevitabile mettersi in discussione e chiedersi cosa bisogna cambiare per fare meglio.
Mentre si è intenti a cercare la risposta, può capitare di ritrovarsi fra le mani il testo di un tema che uno dei nostri ragazzi ha scritto in occasione di un compito in classe per la verifica di Italiano; racconta della sua esperienza in Comunità e le sue parole servono per farci ritrovare l’entusiasmo di andare avanti.
Ci piace condividere il testo, così come scritto dal ragazzo rispettando la sua scelta di non rivelarne il nome.
“Io da bambino avevo la passione per il calcio. Ero un ragazzo vivace ma socievole, un po’ st…. perché a scuola ero una tempesta. Ne combinavo una dopo l’altra. Io ero un bambino chiuso, le cose le tenevo sempre dentro me, non parlavo mai perché avevo dei disguidi con mio padre e quindi le emozioni e i sentimenti li tenevo dentro. Però quando uscivo con gli amici, mi sfogavo, mi divertivo e, soprattutto le emozioni uscivano fuori. Da bambino ho vissuto in maniera turbolenta perché con gli amici miei ci picchiavamo, ma poi all’indomani di nuovo amici, forse meglio di prima, perché secondo me litigare serve, unisce di più il legame dell’amicizia.
All’età di 9 anni mi hanno messo in Comunità. Io in Comunità ero un ragazzo peggio di quando stavo al mio paese. Il 18/07/2013 mi hanno spostato di Comunità. Sono arrivato a Corigliano d’Otranto. Appena arrivato mi hanno accolto e poi dopo mi hanno spiegato le regole. Io essendo vivace facevo fatica a rispettarle, però con il tempo mi ci sono abituato. In questa Comunità io sono cambiato perché a scuola i primi due anni sono andati bene, cioè un po’ di baccano lo facevo però mi contenevo. Forse questa Comunità mi ha cambiato davvero, forse per il forte legame che si è creato o forse perché sto crescendo e quindi sto diventando maturo, però mi hanno aiutato loro a cambiare. Grazie a questa Comunità io sono tranquillo e secondo me mi danno tante opportunità per il mio futuro.
Io immagino che il mio futuro sia bello. Vorrei avere una moglie che mi ama, che mi farà stare bene, dei figli a cui vorrò bene e spero che me ne vorranno anche loro.”
La parte più bella del testo è quella in cui si evince la speranza del ragazzo di avere un futuro migliore……se solo riuscissimo a non far perdere la speranza a tutti i nostri ragazzi potremmo dire di aver fatto gran parte del nostro lavoro. Non abbiamo, però, la pretesa di poter fare tutto da soli ed è per questo che affidiamo quotidianamente il nostro agire al Signore, nella certezza che, per intercessione di Don Bosco, Egli ci sosterrà.
Ada Fonseca