“Assente Perchè uccisa” – Comunità alloggio “Mamma Matilde” & “Peppino Brancati”

L’8 marzo, per la giornata internazionale delle donne, i ragazzi delle comunità alloggio dei salesiani di Torre Annunziata “Peppino Brancati” e “Mamma Matilde” hanno voluto ricordare, attraverso il Flash Mob “Assente perchè uccisa” , le vittime di femminicidio. Commento di Paola Franzese:

Questa iniziativa ha saputo esprimere il significato profondo dell’8 marzo come giornata internazionale dedicata alla donna.
Siete stati davvero bravi ad organizzare questo incontro “educativo” sul RISPETTO dovuto alle donne, alla loro DIGNITÀ DI “PERSONA”.
Bisogna “educare” i giovani maschi, a comprendere il valore della donna nella sua interezza.
E voi, a mio parere, lo avete fatto nel migliore dei modi perchè avete iniziato il discorso partendo dalla “chiave d’accesso” migliore: la mamma.
Ogni maschio ha o ha avuto una mamma. È colei che gli ha dato la vita ma, soprattutto, è la persona di cui ci si fida di più, perchè è quella che ti ha allevato o avresti voluto lo facesse. Spesso è colei a cui il figlio confida le cose più difficili da confidare, quella a cui si ci aggrappa istintivamente, anche solo col pensiero, nei momenti più comicati della propria vita.
Nel corso della crescita il maschio, il più delle volte, incontra un’altra figura femminile importante: la fidanzata. È grazie a lei, al suo amore che ha la forza di compiere scelte importanti nella propria vita.
Il problema è che, purtroppo non poche volte, scambia l’amore per “possesso”. Così si sente in diritto di imporle il modo di vestirsi, di truccarsi, di decidere se, quando e con chi uscire. Fino a sentirsi in diritto di ucciderla, se ad un certo punto la fidanzata o la moglie cerca di sottrarsi a questo dominio incontrastato e sceglie di lasciarlo.
Tutto questo nell’incontro di ieri gli educatori sono riusciti a fare arrivare come messaggio ai loro ragazzi della casa-famiglia.
E lo hanno fatto non facendo vuoti discorsi “astratti”, “ideologici”, ma calando il tutto nelle loro vite, richiamando i loro ricordi, le emozioni effettivamente provate quando, la prima notte trascorsa dopo avere commesso, ad esempio una rapina, hanno tutti, indistintamente, sentito fortissimo desiderio di avere accanto a sè la propria mamma per riceverne il conforto o quando solo la fidanzata è riusciti a convincerli a fare una scelta importante, ma difficile, per il futuro della propria vita come quella di lasciare la propria cittá per andare a Milano a fare il pizzaiolo.
Poi c’è stato l’altro step “educativo”, altrettanto ben progettato: a 14 ragazzi della casa-famiglia è stato chiesto, uno per volta, di alzarsi dalla propria sedia di plastica bianca e di parlare al posto della donna “assente” dalla sedia rossa accanto alla propria perchè uccisa da una mano maschile qui in Italia.
Così quella donna uccisa è stata avvicinata al ragazzo, facendola avvertire non come un’estranea a cui ė capitato un fatto di cronaca che non li riguarda, ma come colei che ha scelto proprio uno di loro per rivestire l’importantissimo ruolo di “testimone”, di colui che tiene viva la memoria.


Sulla sedia rossa come “memoria” di quel “vuoto che angoscia” solo un biglietto attaccato alla spalliera che riporta il nome della donna uccisa ed un paio di scarpe poggiate sulla seduta (ho trovato intensa anche la scelta di non ricorrere alle simboliche scarpe rosse ormai quasi divenute un segnale codificato, ma di optare per paia di scarpe tutte diverse le une dalle altre per colore e modello così come uniche, ciascuna “persona” diversa dall’altra, sono le donne uccise).
Ogni ragazzo ha letto una delle 14 storie di quei 14 omicidi (12 femminicidi compiuti in Italia solo dall’inizio di questo 2021 e due specifici, commessi in anni precedenti, uno dei quali non femminicidio ma vittima casuale di una sparatoria tra camorristi, propri de territorio di Torre Annunziata).
Poi, terminata la lettura, il ragazzo ha preso materialmente in mano quel paio di scarpe e le ha portate al centro del campetto di calcio allineandole lungo la linea centrale.
A fare da colonna sonora a tutto questo la toccante canzone ” Quale amore” dell’artista napoletana Flo. Mentre, per la canzone di chiusura è stata scelta una di Fiorella Mannoia che lancia un messaggio di speranza perchè consiglia alle donne che hanno la sfortuna di incontrare come “fidanzati” o “mariti” uomini che dicono di amarle, ma invece non sanno neanche rispettarle, di avere la forza di lasciarli e proseguire la propria vita senza di loro.
Credo, da donna che avverte profondamente la necessitá di un cambiamento culturale a partire proprio da come si educano i giovani maschi, come unico possibile reale argine ai femminicidi ed all’affermazione di una indispensabile “paritá di genere”, che siano iniziative come queste quelle davvero valide.
Per questo voglio ribadire il mio accorato GRAZIE!

redatto da Paola Franzese
foto a cura di Giuseppe Forcella

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