Venerdì 2 dicembre alle ore 15, presso la sala consiliare del comune di Villaricca (Na), si è tenuta la XXX Edizione della cerimonia conclusiva del Premio Chianese, con la consegna delle borse premio che la Fondazione ‘Aniello Chianese’ attribuisce ogni anno ai ragazzi dell’Area Penale, in condizioni di disagio, che hanno intrapreso un positivo percorso di risocializzazione. I premi quindi sono stati assegnati ai ragazzi più meritevoli che si sono distinti positivamente nei percorsi comunitari.
Alla manifestazione promossa dal Dirigente del Centro di Giustizia Minorile per la Campania, dott. Giuseppe Centomani, era presente il sindaco del comune di Villaricca avv. Maria Rosaria Punzo, insieme a tutta la giunta, l’Assessore alla formazione e pari opportunità Chiara Marciani, l’onorevole Raffaele Topo, alcuni magistrati del Tribunale per i Minorenni di Napoli, e gli assistenti sociali dell’Ussm di Napoli.
Durante l’importante cerimonia, sono stati premiati, insieme ad altri 20 ragazzi, alcuni ospiti delle comunità “Casa Pinardi” e “Il Sogno”.
Nello specifico, Rosario, di “Casa Pinardi” che si era presentato chiedendo un contributo per l’iscrizione ad un corso professionale per tatuatore, ha ottenuto, dopo un’attenta valutazione da parte della commissione, un premio di €1800 che servirà a coprire le spese per il corso.
A Salvatore, ospite della comunità “Il Sogno” gli sono stati riconosciuti €500 per sostenere le spese necessarie, utili a conseguire la patente di guida, mentre a Cristian, ragazzo della stessa comunità, ha ottenuto la possibilità di partecipare ad un corso di pasticceria e pane/focaccia, del valore di €600.
E’ davvero un onore l’aver ottenuto un importante riconoscimento per il percorso educativo dei nostri ragazzi, ai quali facciamo un grosso in bocca al lupo per i percorsi professionali e di vita, ai quali si stanno per affacciare.
Dalla festa di don Bosco, la Casa canonica è diventata casa di accoglienza per tre giovani migranti. Succede a Torre Annunziata e la canonica in questione è quella della parrocchia Santa Maria del Carmelo, affidata ai salesiani presenti nella città oplontina fin dal 1929 e divenuti, nel corso degli anni, un punto di riferimento significativo per tantissimi giovani della città e per tutto l’ambiente cittadino, dal punto di vista spirituale, ma anche civile e sociale. Quest’idea è nata nel settembre 2015, dopo aver ascoltato le parole di Papa Francesco: “Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere prossimi dei più piccoli e abbandonati. Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario ospiti una famiglia”. Da queste parole, abbiamo trovato l’ispirazione per il nostro progetto. Vogliamo rispondere concretamente all’appello del Papa, in continuità con quanto già cerchiamo di fare quotidianamente: accogliere gli ultimi, fare attenzione alla marginalità attraverso l’oratorio e la casa famiglia. Qui in parrocchia avevamo la casa canonica disabitata, e quindi abbiamo pensato di arredarla per aprirla a chi ha bisogno. Così l’abbiamo ribattezzata “Casa del Carmelo” ed é iniziata quest’avventura. Insieme alla comunità parrocchiale, abbiamo voluto rispondere fattivamente. Proprio la reazione dei parrocchiani ci ha un po’ stupito, non ci aspettavo tanta generosità. All’inizio eravamo un po’ scettici, ci sembrava un obiettivo troppo difficile da realizzare. Quando abbiamo deciso di usare la casa canonica per ospitare chi ha necessità, c’era l’urgenza di fare dei piccoli lavori nell’abitazione e arredare l’appartamento. Ora incredibilmente siamo in una situazione per la quale abbiamo più mobili dello stretto necessario, le persone hanno risposto con immenso altruismo. Siamo un territorio dotato di grande spirito di accoglienza. Ad oggi non sappiamo per quanto tempo si fermeranno i tre ragazzi. L’alloggio non è certamente pensato come una dimora fissa, ma come luogo per rispondere in modo immediato almeno ai bisogni primari o di chi è stato costretto a lasciare il proprio paese o magari a ragazzi a rischio, che divenuti maggiorenni, non possono più stare in Casa famiglia e non hanno ancora un posto dove andare. Siamo molto contenti di poter dire, che grazie al nostro aiuto, i tre ragazzi accolti, hanno già iniziato a lavorare presso alcuni ristoranti locali. Questo permette loro di cominciare a integrarsi nel nostro territorio. Una storia inizia con don Bosco e che continua .
