Mi chiamo Vincenzo.
Da quasi due mesi abito nella comunità ”Casa Pinardi” perchè ho commesso qualche sbaglio. I primi tempi non riuscivo ad abituarmi alla mia nuova “casa” , mi sembrava tutto strano; poi piano piano mi sono adattato e ho fatto amicizia con gli altri ragazzi. Nei mesi passati non lavoravo. Stavo per strada tutto il giorno a perdere tempo con i miei amici; non pensavo a niente, solo a divertirmi e a far passare la giornata. Oggi invece le mie giornate non sono più le stesse. “Nella sfortuna ho trovato la fortuna”!
Una brava persona mi ha offerto un lavoro nella sua ditta, insegnandomi un mestiere. La mattina mi sveglio presto per andare al corso di formazione e il pomeriggio vado a lavorare. Il primo giorno di lavoro mi è stato offerto anche il pranzo: una bella pizza…”erano mesi che non ne mangiavo una così buona”!! Sono contento di questa nuova vita e dico grazie a tutte le persone che mi stanno aiutando a non sbagliare più perchè aiutando me, aiutano anche la mia famiglia. Oggi posso immaginare per me un futuro dove anche io posso essere in grado di aprire un’azienda tutta mia e aiutare chi ne ha bisogno.
Vincenzo
Questo è solo un pezzo della storia di Vincenzo, simile a quella di tanti ragazzi che per gioco o con convinzione percorrono strade sbagliate. Non sempre riescono a cavarsela, non sempre fila tutto liscio…prima o poi “i conti si devono pagare”. La bellezza di questa storia è che Vincenzo non solo sta pagando il “suo conto” ma ha avuto la possibilità di camminare su un’altra strada; una strada faticosa ma pulita, e questo grazie non solo a noi educatori che stiamo con lui ogni giorno ma anche grazie a persone che vogliono vedere il bene negli altri e credono con convinzione nel gesto di offrire un’altra chance.
Dalla festa di don Bosco, la Casa canonica è diventata casa di accoglienza per tre giovani migranti. Succede a Torre Annunziata e la canonica in questione è quella della parrocchia Santa Maria del Carmelo, affidata ai salesiani presenti nella città oplontina fin dal 1929 e divenuti, nel corso degli anni, un punto di riferimento significativo per tantissimi giovani della città e per tutto l’ambiente cittadino, dal punto di vista spirituale, ma anche civile e sociale. Quest’idea è nata nel settembre 2015, dopo aver ascoltato le parole di Papa Francesco: “Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere prossimi dei più piccoli e abbandonati. Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario ospiti una famiglia”. Da queste parole, abbiamo trovato l’ispirazione per il nostro progetto. Vogliamo rispondere concretamente all’appello del Papa, in continuità con quanto già cerchiamo di fare quotidianamente: accogliere gli ultimi, fare attenzione alla marginalità attraverso l’oratorio e la casa famiglia. Qui in parrocchia avevamo la casa canonica disabitata, e quindi abbiamo pensato di arredarla per aprirla a chi ha bisogno. Così l’abbiamo ribattezzata “Casa del Carmelo” ed é iniziata quest’avventura. Insieme alla comunità parrocchiale, abbiamo voluto rispondere fattivamente. Proprio la reazione dei parrocchiani ci ha un po’ stupito, non ci aspettavo tanta generosità. All’inizio eravamo un po’ scettici, ci sembrava un obiettivo troppo difficile da realizzare. Quando abbiamo deciso di usare la casa canonica per ospitare chi ha necessità, c’era l’urgenza di fare dei piccoli lavori nell’abitazione e arredare l’appartamento. Ora incredibilmente siamo in una situazione per la quale abbiamo più mobili dello stretto necessario, le persone hanno risposto con immenso altruismo. Siamo un territorio dotato di grande spirito di accoglienza. Ad oggi non sappiamo per quanto tempo si fermeranno i tre ragazzi. L’alloggio non è certamente pensato come una dimora fissa, ma come luogo per rispondere in modo immediato almeno ai bisogni primari o di chi è stato costretto a lasciare il proprio paese o magari a ragazzi a rischio, che divenuti maggiorenni, non possono più stare in Casa famiglia e non hanno ancora un posto dove andare. Siamo molto contenti di poter dire, che grazie al nostro aiuto, i tre ragazzi accolti, hanno già iniziato a lavorare presso alcuni ristoranti locali. Questo permette loro di cominciare a integrarsi nel nostro territorio. Una storia inizia con don Bosco e che continua .
