L’emozione dei collaboratori raccolta nelle testimonianze
La comunità educativa “Francesco Convertini”, realizzata grazie al contributo economico di “Salesiani per il sociale – cnos/scs” e istituita nell’oratorio salesiano di Cisternino, dà ufficialmente il via alla propria funzione sociale sul territorio.
Gestita dall’associazione salesiana “Piccoli passi, grandi sogni onlus”, ispirata a principi educativi che traggono origine dall’opera e dal pensiero di don Bosco che si rivolge a minori in stato di abbandono o disagio familiare dovuto essenzialmente a situazioni problematiche della famiglia di origine.
L’emozione per l’avvio di una nuova avventura all’interno dell’oratorio non poteva trovare descrizione migliore che nelle parole degli operatori che si relazionano quotidianamente con i minori in struttura; tra questi, partiamo da Antonella Baccaro, coordinatrice della casa educativa, che racconta: «Quando ho avuto la notizia di inserimento del primo ragazzo nella comunità ho provato un misto di emozioni contrastanti: da un lato felicità per l’avvio (finalmente) di questo progetto curato a lungo da tutti noi e che faticava a partire per le lungaggini burocratiche, curiosità verso questi ragazzi di cui ci saremmo dovuti prendere cura… tanto entusiasmo per questa nuova avventura, ma anche tanto timore non solo rispetto al ruolo e alle nuove responsabilità ma anche rispetto alle piccole cose… come accoglierli, come gestire il quotidiano e le piccole e grandi difficoltà che si sarebbero poste quotidianamente. Per fortuna – continua Antonella Baccaro – siamo parte di una grande famiglia (la “Piccoli passi grandi sogni”) che non manca di supportarci e supervisionarci quotidianamente attraverso il presidente don Antonio, i coordinatori e gli educatori delle altre comunità. Ogni sfida diventa più semplice da affrontare con il loro supporto».
Alle parole della coordinatrice Baccaro fanno eco quelle del direttore dell’oratorio cistranese, Piervincenzo Guarini, che dichiara: «Si tratta di un’esperienza forte perché cerchi subito di capire il motivo per il quale questi ragazzi abbiano problemi in alcuni casi con la giustizia e come, da subito, vorresti aiutarli. Ma ci vuole pazienza e, mai come in questo caso, ho fatto mio il sistema educativo di don Bosco: ragione, religione ed amorevolezza, con una punta di paternità».
Anche Adelina Amati, collaboratrice della struttura, ci ha raccontato le sue prime impressioni: «E’ un’esperienza attesa da tanto tempo ed una volta iniziata si è rivelata piena di agitazione nel primo giorno data la scarsa esperienza in un contesto del genere. Però – prosegue Adelina Amati – dal secondo giorno ho avuto un impatto già più tranquillo grazie ai ragazzi affidati, il che mi dà la forza e la volontà di continuare. Esperienza positiva al momento».
Marianna Zizzi, giovane collaboratrice del centro educativo, racconta: «L’arrivo del primo ragazzo ha portato con sé tanta ansia, paura di non farcela e di non riuscire a creare un rapporto di fiducia. Col passare dei giorni e con l’arrivo del secondo ragazzo queste mie preoccupazioni sono svanite ed è maturato in me l’entusiasmo di poter “lavorare” con loro, la voglia di mostrar loro una vita nuova, diversa da quella vissuta in precedenza (per allargare i loro orizzonti presenti e soprattutto futuri), la pazienza nel ripetere con fermezza le regole prestabilite, la gioia per il crearsi di un rapporto armonico ed un fortissimo senso di responsabilità e di speranza per il futuro dei ragazzi».
Le impressioni di Marianna sono identificate in quelle del collega Giuseppe Semeraro, che ci dice: «Esperienza forte, intensa e, nonostante le preoccupazioni che si sono presentate dovute ad un distacco dalla teoria del mio percorso di studio alla pratica, una forte voglia di fare bene a ragazzi che hanno bisogno di affetto mi ha animato. Dandomi modo di capire ancor di più che è il percorso giusto per me».
La raccolta di emozioni, pareri ed aspettative trova conclusione nelle parole di Antonio Antico, operatore della casa educativa, il quale dice: «Esperienza aspettata e voluta fortemente. Una volta iniziata c’era da parte mia parecchia ansia data la poca esperienza di tutti e la fascia d’orario a me affidata, ossia quella notturna. I primi giorni, però, si sono rivelati tranquilli e positivi. Un aspetto che mi ha colpito molto è come, da animatore da parecchi anni, avrò la possibilità di concretizzare nella realtà quello che don Bosco ha fatto nella sua vita impegnandosi per i giovani meno fortunati e dimenticati dalla società. Questo mi dà la forza e la carica per dare tutto in questa nuova esperienza».
Quanto raccolto dai testimoni diretti di questa nuova, stimolante ed ambiziosa realtà riconduce ad un unico filo conduttore, ossia l’emozione e la voglia di far bene secondo i principi educativi cari alla forma mentis salesiana e cattolica con la certezza che ogni giorno sarà vissuto come una sfida da vincere per sé stessi e per i ragazzi che saranno assistiti in un completo processo di reintegro in una società non sempre facile da approcciare.