Domenico Savio – Ragazzi ed educatori spettatori a teatro di “PPP. Passione, Prigione, Pietà”

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Il teatro ha storicamente avuto un ruolo educativo, oltre che di intrattenimento per lo spettatore. E lo ha avuto perché è uno strumento che permette di interessare l’attore in maniera globale, chiamando in causa la sfera corporea e gestuale, la lingua e i linguaggi, le esperienze e le emozioni proprie di ognuno dei soggetti coinvolti.
Teatro come pedagogia ma anche come terapia. La concezione del teatro quale strumento terapeutico assume un valore ancora maggiore qualora faccia riferimento a quelle che abbiamo definito istituzioni totali grazie a Goffman, il sociologo che più di ogni altro ha studiato i meccanismi che operano all’interno di strutture come il carcere, l’ospedale psichiatrico, etc.  Attraverso la rappresentazione scenica di fatti ed emozioni personali, quindi in un luogo altro, diverso rispetto a quello in cui scorre la quotidianità, il teatro ( e la drammaturgia in particolare) riesce a fare in modo che l’attore interiorizzi  le proprie esperienze di vita e riesca in questo modo ad accettarle e superarle positivamente.
Questo è ciò che da diversi anni l’associazione Io ci provo si propone di realizzare all’interno della casa circondariale “Borgo San Nicola” di Lecce, attraverso la proposta di laboratori teatrali che rendano partecipi gli stessi detenuti, i quali diventano protagonisti principali della rappresentazione teatrale occupando così il centro della scena. Allo stesso tempo la compagnia Io ci provo si propone di riportare al centro della scena cittadina la stessa istituzione carceraria, con l’obiettivo di renderla parte integrante del tessuto urbano affinchè non venga più intesa e vissuta come un corpo estraneo con cui si è costretti a convivere ma come luogo di ri-educazione e di ri-abilitazione che chiama i cittadini a svolgere un ruolo attivo e consapevole. Il teatro viene in questo modo visto come uno degli strumenti che possono fungere da collante tra l’istituzione e il contesto sociale di appartenenza.
E’ con questo spirito e spinti da grande entusiasmo che i ragazzi e gli operatori della Comunità Educativa “D. Savio” hanno deciso di partecipare in qualità di spettatori alla rappresentazione PPP. Passione, Prigione, Pietà  che la compagnia teatrale ha realizzato in questi mesi. Ispirata a Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, è un omaggio allo stesso intellettuale e al suo romanzo. La peculiarità della messa in scena sta nel fatto che lo spettatore non si trova seduto in platea ad assistere allo sviluppo di una trama come avviene nella concezione classica del teatro, ma è chiamato in causa direttamente; è lo spettatore che si muove, si sposta, cambiando di volta in volta palcoscenico ed essendo quasi chiamato ad entrare in scena e a convivere negli stessi spazi anche se per pochi minuti, a prendere parte alla storia e a condividere le emozioni con gli stessi attori i quali a loro volta raccontano in chiave drammaturgica le proprie esperienze di vita che in qualche modo li hanno segnati. Un percorso itinerante che ha coinvolto tutti noi e che ci ha invitati a riflettere, permettendo ai nostri ragazzi di entrare in contatto con un ambiente solitamente inaccessibile e di trascorrere e condividere momenti intensi con gli attori che hanno realizzato questo bellissimo spettacolo.

 

 

 

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