Saad è arrivato nella nostra Comunità di Corigliano d’Otranto, nello scorso mese di Febbraio; si trova in Italia da due anni e mezzo e il suo Paese d’origine è l’Egitto. E’ arrivato in Italia con uno dei viaggi della speranza e ora sta provando ad impostare al meglio il suo futuro, nonostante le difficoltà siano tante.
A queste, si aggiunge la lontananza dalle persone care con le quali ha solo contatti telefonici, ma mercoledì 18 Maggio è stato davvero un giorno speciale per lui. Dopo due anni e mezzo infatti, Saad ha rivisto la sua mamma che è venuta in Italia dall’Egitto per trovare i figli. Oltre a Saad, infatti, è presente in Italia anche il fratello Ibrahim che vive a Milano dove lavora, è sposato ed ha due figli.
L’incontro tra il ragazzo e la sua mamma è stato molto emozionante: non hanno avuto bisogno di parlare tanto, si sono detti tutto in un lungo abbraccio. Negli occhi della sua mamma abbiamo potuto leggere la felicità di rivedere i figli (era presente anche il fratello di Saad), ma anche il dolore di doverne sopportare la lontananza. E’ questa la preoccupazione di ogni madre, anche se in questo caso, risulta amplificata dalla consapevolezza della certezza di non poter essere loro vicina.
La storia di Saad è anche quella di tanti altri ragazzi che abbandonano la loro Terra e i loro affetti, in cerca di una vita migliore. Vediamo in Saad le tante migliaia di immigrati che sbarcano sulle nostre coste e pensiamo che se potessimo conoscere la storia di ognuno di loro, sicuramente sapremmo guardare con occhi diversi questa realtà che ci sta interessando da vicino e che spesso ci fa paura.
Il tempo che Saad ha trascorso con la sua mamma è volato, ma è stato intenso e gli è servito per “ricaricarsi” con l’affetto dei suoi familiari che gli sarà utile per affrontare i mesi che verranno!
Ada Fonseca
Dalla festa di don Bosco, la Casa canonica è diventata casa di accoglienza per tre giovani migranti. Succede a Torre Annunziata e la canonica in questione è quella della parrocchia Santa Maria del Carmelo, affidata ai salesiani presenti nella città oplontina fin dal 1929 e divenuti, nel corso degli anni, un punto di riferimento significativo per tantissimi giovani della città e per tutto l’ambiente cittadino, dal punto di vista spirituale, ma anche civile e sociale. Quest’idea è nata nel settembre 2015, dopo aver ascoltato le parole di Papa Francesco: “Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere prossimi dei più piccoli e abbandonati. Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario ospiti una famiglia”. Da queste parole, abbiamo trovato l’ispirazione per il nostro progetto. Vogliamo rispondere concretamente all’appello del Papa, in continuità con quanto già cerchiamo di fare quotidianamente: accogliere gli ultimi, fare attenzione alla marginalità attraverso l’oratorio e la casa famiglia. Qui in parrocchia avevamo la casa canonica disabitata, e quindi abbiamo pensato di arredarla per aprirla a chi ha bisogno. Così l’abbiamo ribattezzata “Casa del Carmelo” ed é iniziata quest’avventura. Insieme alla comunità parrocchiale, abbiamo voluto rispondere fattivamente. Proprio la reazione dei parrocchiani ci ha un po’ stupito, non ci aspettavo tanta generosità. All’inizio eravamo un po’ scettici, ci sembrava un obiettivo troppo difficile da realizzare. Quando abbiamo deciso di usare la casa canonica per ospitare chi ha necessità, c’era l’urgenza di fare dei piccoli lavori nell’abitazione e arredare l’appartamento. Ora incredibilmente siamo in una situazione per la quale abbiamo più mobili dello stretto necessario, le persone hanno risposto con immenso altruismo. Siamo un territorio dotato di grande spirito di accoglienza. Ad oggi non sappiamo per quanto tempo si fermeranno i tre ragazzi. L’alloggio non è certamente pensato come una dimora fissa, ma come luogo per rispondere in modo immediato almeno ai bisogni primari o di chi è stato costretto a lasciare il proprio paese o magari a ragazzi a rischio, che divenuti maggiorenni, non possono più stare in Casa famiglia e non hanno ancora un posto dove andare. Siamo molto contenti di poter dire, che grazie al nostro aiuto, i tre ragazzi accolti, hanno già iniziato a lavorare presso alcuni ristoranti locali. Questo permette loro di cominciare a integrarsi nel nostro territorio. Una storia inizia con don Bosco e che continua .
