Cosa fa si che un terreno sia fertile? Di cosa esso necessita affinchè produca dei buoni frutti? Cosa possiamo fare noi uomini per valorizzare un raccolto? Sono tutte domande simili tra loro, con un denominatore comune: l’amore. Ebbene si, perché anche un gesto abbastanza semplice ed ordinario, acquisisce valore solo se alla base ci sono consapevolezza ed amore per quel che si fa.
È questo il messaggio che si cela dietro il laboratorio di giardinaggio messo di recente a punto dai ragazzi della comunità educativa “16 Agosto” di Bari.
L’iniziativa è nata in seguito ad alcuni litigi tra i nostri ospiti, in particolare tra due ragazzi ed è stata frutto della necessità di lasciar loro un messaggio, rendendolo più incisivo utilizzando una chiave metaforica di base: il terreno e la semina come metafore dei rapporti interpersonali.
I ragazzi sono stati indirizzati dagli educatori sulle tipologie di strumenti da utilizzare, sul tipo di terriccio più idoneo e sulle piante da scegliere, ossia melanzane e basilico per cominciare. Collaborando hanno piantato i semi e giorno dopo giorno hanno potuto, con grande sorpresa, osservare che il loro lavoro stava portando dei frutti; che grazie a loro stava nascendo qualcosa di nuovo e che ciò era solo ed esclusivamente merito dell’impegno, della passione e dell’amore che stavano impiegando.
Questo piccolo traguardo, ha offerto a noi educatori e di conseguenza ai ragazzi un importante spunto di riflessione circa le dinamiche che quotidianamente si palesano in struttura ed in particolare sugli ultimi spiacevoli episodi. I nostri ospiti hanno difatti potuto comprendere che la semina ed il raccolto necessitano delle stesse attenzioni, della stessa cura e dello stesso amore che richiedono i rapporti interpersonali e che solo mettendo da parte i rancori, la rabbia e l’orgoglio si possono gettare le basi per un clima sereno fatto di reciproca ed amorevole comprensione.
Lorenzo Ursi, Educatore Comunità “16 Agosto” di Bari