Il 10 aprile 2010 si aprì la porta di casa
La comunità per minori “Casa Pinardi” accoglie al momento 8 ragazzi tra i 16 e i 19 anni, provenienti da contesti sociali, culturali e con un passato molto diverso. Ma “Casa Pinardi” nasce sulla scia della tettoia Pinardi. Il 15 marzo 1846, Don Bosco con i 300 ragazzi del suo Oratorio veniva sfrattato dai F.lli Filippi dal loro alloggio. Pertanto, in tale situazione di estrema difficoltà, Don Bosco si rivolse al Signore invocandolo, e in quel preciso momento sopraggiunse un ometto balbuziente e temprato dagli anni ma dalla solarità di un giovane fanciullo. Il suo nome era Pancrazio Soave.
A quel punto quest’ultimo gli domandò: “E’ vero che lei cerca un luogo dove poter fare un laboratorio?”. “No. Io voglio fare un’oratorio”. Il vecchietto, a sua volta: “Non so che differenza ci sia, ad ogni modo il posto c’è. Appartiene al Sig. Pinardi, venga a vederlo.”
Lo fecero entrare sotto una tettoia, che non convinse Don Bosco, ma il Sig. Pinardi gli disse che poteva aggiustarla, perché ci teneva che quel posto fosse destinato ad una casa per i ragazzi di Don Bosco. La lettera di “Giovannino” al tempo del Coronavirus
….Mi chiamo “Giovannino, e ho 19 anni. Sono in una comunità a Caserta per il mio percorso di messa alla prova e ce la sto mettendo tutta. Purtroppo però da un po’ di tempo, in Italia e in tutto il mondo siamo in quarantena per colpa del COVID-19, un virus che sta facendo morire migliaia di persone. Inizialmente si pensava attaccasse solo gli anziani, ma purtroppo non è così, è riuscito a far morire anche dei bambini e dei ragazzi. Sono state emanate molte ordinanze, dal non poter uscire di casa se non per necessità primarie, al non poter più andare a lavoro. Momentaneamente, sono aperti solo gli alimentari, le farmacie e sono a lavoro solo gli organi dello stato, polizia, carabinieri, dottori ecc. Io sono qui in comunità da tempo, quindi ciò che potevo fare nella normalità era andare a scuola, fare una partita a calcio o dedicarmi al volontariato ma soprattutto aspettare tutta la settimana il weekend, per poterlo passare con i miei familiari, con chi mi ama. Ora questa possibilità non ce l’ho e ci sto abbastanza male perché grazie agli abbracci di mio fratello o agli sguardi dei miei genitori io avevo quella forza in più per andare avanti. Sì, ci sto male, ma poi penso a tutti i medici e infermieri che stanno lottando per noi e per il mondo, costretti a fare turni strazianti, a non poter tornare a casa e a stare a stretto contatto con malati di corona virus, obbligati a tenere camici, guanti e mascherine 24 ore su 24. Se penso a queste persone allora dico che ce la faremo, che tutto questo finirà e che presto potrò abbracciare i miei cari.
Intanto, ringrazio chi lavora per noi e spero di poter tornare alla normalità, perché tutti ne abbiamo bisogno.
Ricordo quel giorno come fosse ieri…l entusiasmo e la gioia nei nostri cuori..da lì inizio la storia di casa pinardi…