Minori stranieri non accompagnati, storie di dolore e di riscatto – Comunità educativa “16 Agosto”

Quando sono partito dal mio Paese non sapevo se mai avrei rivisto mia madre, i miei fratelli, la mia casa. Sono fuggito dalle bande armate, dalla mia gente che spara per portare via la terra alla tribù vicina. E poi il deserto a piedi, la prigione in Libia, il barcone in mare. Ma queste cose già le sapete…

Quello che non sapete è cosa sento ora, mentre leggo gli appunti della maestra Sara su come si pronunciano i giorni e i mesi dell’anno in italiano, mentre scandisco le parole di un tempo che non so immaginare.
Non sapete dei battiti che il mio cuore perde quando penso che i miei non hanno da mangiare, mentre ingoio ogni boccone del cibo buono nella cucina della comunità.
Non sapete dei ricordi che mi assalgono quando l’educatrice mi aggiusta il cappuccio del giubbino prima di uscire e le sue mani fanno gli stessi gesti di mia madre e il suo sorriso appare sul volto di chi, oggi, qui alla “16 agosto” si prende cura di me. Ma forse anche questo già lo sapete…
Ora anche io lo so: la terra che rimane tra i solchi delle mie scarpe, quando gioco a calcio sul campetto dell’oratorio, è la certezza che la terra fangosa del mio cortile in Mali non sporcherà più i miei piedi.

Ora studio. Ripeto i verbi che il maestro Antonio vuole che impari per affrontare un colloquio di lavoro.
E non fotografarmi, Adriana, perché sono timido.

Sidiki, minore straniero non accompagnato Comunità educativa “16 Agosto”

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