«Sbirri di m…». E’ la volgare ed offensiva scritta che campeggiava sulla stele dedicata al giudice Giovanni Falcone collocata nel rione Penniniello a Torre Annunziata. L’atto vandalico – la cui portata non può essere sminuita in un contesto dove il tasso criminale è particolarmente elevato – è stato messo a segno da ignoti. Sono i carabinieri oplontini a svolgere le indagini per risalire all’autore (o gli autori) del gesto.
La stele fu apposta dall’Amministrazione comunale nel dicembre 2009 in occasione della marcia contro la camorra alla quale parteciparono tantissimi studenti e la sorella del giudice, Maria Pia. In quell’occasione, venne intitolato a Falcone anche il piazzale del rione. A pochi mesi dall’inaugurazione, era maggio 2010, il volto del giudice simbolo della lotta alle Mafie fu imbrattato con della pittura bianca, la stessa usata per lanciare, questa volta, il messaggio contro le forze dell’ordine.
«La camorra è una montagna di m… – ha commentato don Antonio Carbone, sacerdote salesiano impegnato attivamente nel sociale e nel recupero dei minori a rischio -. E’ stato l’ennesimo atto di sacrilegio ma nello stesso tempo è un riconoscimento “un po’ atipico” all’impegno contro la criminalità da parte delle forze dell’ordine».
La stele è stata ripulita proprio dai ragazzi ospitati presso le comunità alloggio per minori “Mamma Matilde” e “Peppino Brancati” della Comunità Salesiana di Torre Annunziata. «Giovani – dice ancora don Antonio – sotto processo penale e arrestati da quegli stessi sbirri che sono stati offesi con quella scritta. Voglio sottolineare – ha proseguito – la straordinaria collaborazione di molti cittadini del quartiere, che ci hanno fornito l’acqua per lavare la stele. Una signora ci ha anche ringraziato dicendoci “bravi!”. C’è tanto marcio in quella zona ma c’è anche tanto bene che, sebbene silenzioso, sommerso e intimorito, viene fuori. E questo – insieme all’impegno dei ragazzi che ospitiamo nelle nostre strutture – è un forte e significativo segnale di speranza. Il Penniniello non è solo camorra e illegalità ma è anche un luogo in cui vivono tante persone perbene. Per questo il rione – ha concluso don Antonio – non va etichettato solo in negativo».
Fonte : TorreSette, Metropolis