Aveva solo 26 anni, 26 anni e un sogno da “grande”: raccontare la verità. Giancarlo Siani era questo, poco più di un ragazzo, ma aveva già capito tutto. Della “sua” città, Torre Annunziata, e della vita. Amava la strada perché amava le storie autentiche che raccontava. Il suo lavoro era per lui un dovere morale e una sorta di dono, ricevuto da chissà chi, che doveva mettere al servizio di tutta la gente all’oscuro del corso reale delle cose. Giancarlo aveva capito tutto, e ci era riuscito da solo. La collusione tra politica e camorra, la corruzione, il malaffare. Il suo bisogno di luce, però, aveva accecato quelli che erano abituati a vivere al buio, negli intrighi, negli anfratti dell’illegalità. Per questo, per il suo anelito alla verità, fu ucciso il 23 settembre 1985, mentre era a bordo della sua Mehari verde.
A 30 anni dalla sua morte, Torre Annunziata ha voluto celebrarlo nell’unico modo possibile: tenendo vivo il suo ricordo. Una settimana tutta dedicata a lui, con tanto di sfilata della sua Mehari per le strade della città. L’emozione, palpabile, ha coinvolto tutti: i grandi, che hanno vissuto quei momenti tragici, e i più giovani, che hanno assorbito l’eco della sua grandezza. La sua macchina ha il verde della speranza che Giancarlo portava nel cuore, e che lo spingeva a rincorrere la giustizia e l’onestà. Ora, permeata degli ultimi attimi della sua vita, rappresenta la libertà. In tutte le sue forme.
Anche ieri, Torre Annunziata gli ha reso omaggio, con un convegno tenutosi nella Scuola Siani, in via Tagliamonte, 13, dove è stato inaugurato un nuovo presidio di Libera, “Raffaele Pastore e Luigi Staiano”. Ospiti d’eccezione della serata, Luigi Riello, Procuratore Generale della Corte di Appello di Napoli e Luigi Vicinanza, direttore de L’Espresso. Protagonisti, i ragazzi, studenti delle scuole superiori Cesaro, De Chirico, Graziani, Marconi, Pitagora-Croce, che hanno dato voce alle loro domande, in cerca di risposte nuove, in un territorio così difficile che spesso lascia incompiuti troppi interrogativi. Due ore speciali, una fetta di tempo ritagliata dalle nostre vite per ricordare chi la vita l’ha sacrificata anche per noi. Per assicurarci un futuro più pulito, che però ancora oggi rincorriamo.
Anche la Comunità “Mamma Matilde”, con i suoi ragazzi, è stata presente alle due manifestazioni per Giancarlo. Con commozione e rispetto lo abbiamo salutato ancora una volta, dicendogli “ciao” a modo nostro, che però era un po’ anche il suo: raccontando(ci) la verità. Forse nessuno avrà mai il suo stesso coraggio, ma tutti dobbiamo avere il suo stesso sogno.