La Storia
L’inaugurazione a novembre. Don Antonio :” L’occupazione non c’è e noi lo inventiamo!” E nel cortile dell’oratorio nascerà l’orto botanico per i prodotti a chilometro zero.
TORRE ANNUNZIATA
Un nuovissimo laboratorio gastronomico con cucina, tavoli da impasto e un forno a legna per le pizze, sta prendendo forma a via Margherita di Savoia. L’idea è del salesiano anti camorra don Antonio Carbone. “Servirà a togliere i ragazzi dalla strada” dice il parroco “offrire, in un territorio difficile e pericoloso come quello torrese, una concreta alternativa per difendersi dai clan. Soprattutto a insegnare ai nostri ragazzi un mestiere, mostrando a chiunque lo vorrà la prospettiva di un futuro differente e onesto”. I lavori per l’ambiziosa pizzeria che alla zona sud servirà come contrasto alla camorra, partiti a fine luglio, procedono spediti. I locali, circa sessanta metri quadri al piano terra dell’istituto salesiano con sede al civico 22, in pratica di fronte al Giudice di Pace di Torre Annunziata, termineranno il prossimo 4 novembre. Giorno in cui ricorrerà il novantesimo anniversario dalla nascita in città dell:oratorio e dell’istituto fondato in nome di Don Bosco. La volontà è quella di far coincidere T inaugurazione con la storica ricorrenza, presentando in conferenza stampa il nuovissimo laboratorio ai torresi e alle Istituzioni locali. “Nella cucina che adesso sta prendendo forma – spiega ancora don Antonio Carbone – si terranno corsi di formazione professionali per pizzaioli riconosciuti e accreditati dalla Regione Campania”. A frequentare i corsi saranno i trenta minori a rischio dai 14 ai 21 anni di età – con un passato però già sconvolto da problemi con la droga o segnato da violenze domestiche – attualmente ospiti della comunità alloggio intitolata sempre in via Margherita di Savoia a Matilde Sorrentino e Peppino Brancati. “Questo” prosegue il salesiano anti clan “perché almeno una decina di ragazzi italiani o extracomunitari, precedentemente ospitati all’interno della nostra casa famiglia, sono riusciti a salvarsi, sottraendosi alle mire della camorra grazie a un lavoro onesto in pizzerie del territorio’:. Attualmente alcuni ex potenziali baby-boss al contrario lavorano stabilmente come pizzaioli o cuochi in rinomati locali di Pompei, Torre Annunziata o Boscotrecase. I corsi di formazione contro la camorra saranno aperti anche ai più piccoli, che per ora frequentano il centro diurno o l’oratorio salesiano gestito da don Antonio Carbone per combattere la dispersione scolastica.
“Adesso sono tutti la mare. Ma a settembre li metterò in riga. Prima con i doposcuola, poi col corso per imparare un mestiere” scherza il parroco. I lavori, cosi come l’intero progetto, sono stati finanziati grazie ai circa quarantamila euro di fondi donati all’istituto di Torre Annunziata dalle Onlus “ Fondazione Don Bosco nel Mondo ” e “Salesiani per il Sociale”. Accedere ai contributi non è stato semplice. A sorprendere sono stati soprattutto i fondi erogati dalla Onlus “ Fondazione Don Bosco nel Mondo” impegnata da tempo nella costruzione di scuole, pozzi d’acqua e ospedali in Regioni come l’Africa, l’Asia, il Medio Oriente e il Sud America. “A inizio estate un missionario visitò la nostra struttura – svela adesso Don Carbone – e mi suggerì di provarci comunque, scrivendo alla fondazione per illustrare gli scopi dei lavori e dei corsi professionali. E’ andata bene. Evidentemente il progetto è piaciuto, anche se verrà attivato qui da noi al Sud Italia”. L’ambizione del parroco di via Margherita di Savoia è inoltre quella di ampliare l’offerta formativa. Oltre ai corsi per pizzaioli, infatti, don Antonio Carbone cercherà di ottenere dalla Regione Campania l’accreditamento per lezioni utili al conseguimento delle qualifiche professionali di operatore socio-assistenziale (OSA) e di operatore sanitario (OSS).
Inoltre, nel cortile dell’istituto salesiano con sede di fronte al Giudice di Pace, nascerà un orto botanico ricco di basilico e di pomodori. I profumi e i sapori nostrani. A curare l’orto saranno i rampolli strappati alla camorra.
Fonte: quotidiano Metropolis